LA VECCHIA PADOVA
curiosità stroriche padovane  1°

CATENA DI DELITTI CONCLUSA A PADOVA

«C'è qualche novità oggi? », chiese il Dottore. « Niente del tutto, signore ", rispose Meldon. «C'è una notizia sulla gente che è allarmata e scontenta laggiù nel Nord, ma c'è sempre gente che è allarmata e scontenta in qualche parte Il. li Dottore disse: «Allora non c'è proprio nessuna novità; e nessuna novità, si dice, è una buona novità  Il.
«Vi è una lunga narrazione sul giornale, riguardo a un assassinio », osservò Meldon. «Ma qualcuno vien sempre assassinato, e io non lessi l'articolo

Non è facile indovinare in che epoca si svolge questo immaginario dialoghetto. Potrebbe essere anche del nostro tempo. Invece l'ho tradotto dal capitolo 36 del David Copperfield di Dickens, il famoso romanzo che vide la luce nel 1849-50.
Noi non viviamo certo in un'epoca tranquilla, tuttavia si deve ricordare che le cose vicine e che ci toccano sembrano sempre molto più tremende di quelle d'un tempo. Invece sono innumerevoli i fatti atroci che avvennero in tutte le epoche. Non c'è altra difficoltà che la scelta.

La tranquilla Padova ne ha anch'essa un bel numero. Di qualcuno feci già cenno qua e là. Ora vediamone addirittura un «gruppo » veramente spaventoso anche per i castighi che la Repubblica Veneta distribuì come finale della tragica vicenda.
Determiniamo anzitutto il «luogo ", molto facile da individuare. Venendo dalla stazione, dopo il ponte sul Piovego (detto comunemente Ponte del Popolo, mentre il suo nome completo sarebbe: Ponte del Corso del Popolo) si apre a destra la via Giotto. All'inizio di essa, facendo angolo col Corso, sorge un bel palazzo cinquecentesco che in origine appartenne alla famiglia Foscari e poi fu chiamato dal popolo erroneamente Palazzo Cantarini (forse per la vicinanza delle porte
Vi ha sede l'Istituto e Museo geologico dell'Università. Vediamo ora di orientarci nella vera u selva Il di delitti finita 'in questo palazzo.

Vittoria Accoramboni, nata a Gubbio nel 1557, fu donna di alto ingegno, tanto che raggiunse fama di buona poetessa.
A 16 anni sposò (o la costrinsero a sposare?) Francesco Peretti, nipote di Felice Peretti di Montalto. Questo zio da umili origini era stato creato Vescovo nel 1567 da San Pio V, poi nel 1570 cardinale, e infine nel 1585 fu eletto papa col nome di Sisto V, uomo abile, inflessibile, ma anche ottimo amministratore dello Stato pontificio.

Quando l'Accoramboni si sposò, lo zio del marito era già Cardinale da qualche anno).
Il matrimonio durò poco, perché un fratello di Vittoria, Marcello Accoramboni (già accusato di àver ucciso Matteo Pallavicino) le uccise il marito.

Scopo di questo delitto era di far sposare la sorella col nobile romano Paolo Giordano Orsini, di quella grande famiglia che fu rivale in Roma dell'altra famosa famiglia dei Colonna.

Era quella un'epoca stupenda per lo sviluppo dell'arte e delle scienze, ma in cui il delitto veniva considerato un mezzo quasi lecito per. raggiungere scopi politici o economici. (Ricordiamo il «Principe)l del Machiavelli)..

Quest'Orsini, duca di Bracciano, fu celebre comandante delle truppe pontificie contro i Turchi, e poi (nel 1571) capitano generale delle truppe italiane contro gli stessi nemici.

Aveva sposato Isabella de' Medici, figlia del duca Cosimo I, signore di Firenze, ma se n'era liberato, col solito sistema, nel 1576 (forse pensando già di sposare Vittoria Accoramboni, opportunamente resa vedova).

Ho detto solito sistema, ma in realtà l'Orsini dimostrò una certa originalità nell'ammazzare la povera Isabella; avvicinatosi a lei, come per baciarla, le mise un laccio al collo e la strozzò.

Qui sorge il dubbio se sia stato Marcello ad agire di sua iniziativa o se egli abbia ucciso il cognato d'accordo coll'Orsini. (L'assassinio della moglie Isabella fa pensare ad una « pianificazione Il dei due delitti).

Inoltre Marcello Accoramboni, dopo il delitto, si rifugiò presso l'Orsini (e questa sembra un'altra valida prova della complicità).

Era papa allora Gregorio XIII (Ugo Buoncompagni da Bologna), succeduto nel 1572 a San Pio V (ricordiamo che Pio V aveva creato vescovo e poi cardinale lo zio dell'assassinato Francesco Peretti). Non poteva egli permettere che Vittoria sposasse il complice, anzi quasi certamente il mandante, dell'uccisione del nipote d'un cardinale e perciò fece rinchiudere la bella donna (aveva allora 20 anni, mentre l'Orsini ne aveva già 42).

Ma Paolo non era uomo da fermarsi per così poco. Liberò' l'Accoramboni e la sposò. Nel 1583 troviamo la coppia rifugiata a Padova, nel palazzo Foscari.

La Repubblica veneta aveva ali abbastanza forti per proteggerli, e d'altra parte non fu mai molto ossequiosa sul piano politico verso il pontificato. Tuttavia non poteva neppure proteggerli da vendette ed insidie private. . Infatti nel 1585 Paolo Orsini muore di veleno a Salò. Le ipotesi su chi lo fece avvelenare possono essere tre.

La prima, poco probabile, è che la spinta venisse dalla famiglia Peretti (in quell'anno il cardinale Peretti diviene 16 17
papa Sisto V, ma non era egli uomo da approvare azioni di tal fatta).

La seconda che fosse una vendetta della famiglia Medici (non dimentichiamo che la prima moglie dell'Orsini, da lui assassinata, era Isabella de' Medici).

Ma la terza ipotesi, la più probabile ed anzi, dato ciò che avvenne poi, quasi certa, è che l'avvelenatore sia stato il fratello dell'Orsini, Lodovico, il quale doveva avere un suo piano già pronto per raccogliere !'ingente eredità di Paolo.

Morto Paolo bisognava dunque far sparire anche la sua legittima moglie ed erede. TI 22 dicembre di quello stesso anno 1585 egli inviò un intero «plotone» di sicari (venticinque erano) i quali, fatta irruzione nel Palazzo Foscari (Cavalli) a Padova dove trovavasi Vittoria col proprio fratello Flaminio, massacrarono sia lei che. il fratello.

La Repubblica veneta non era però di manica larga con gli assassini, come si usava invece nell'Italia centrale: fece arrestare Lodovico che, per ordine del Consiglio dei Xfu strangolato in carcere, e fece impiccare in piazza dei Signori a Padova 17 dei suoi complici, mentre gli altri 8 (forse non avevano preso parte diretta al misfatto) furono condannati alla galera in vita.

Passando per la bellissima Piazza dei Signori (che già allora aveva quegli stessi monumenti che ha oggi, meno il leone e la facciata di San Clemente) me la immagino talvolta con le sue 17 forche, coi soldati di guardia,. e col popolo che ammirava l'orribile esempio di giustizia.

Così ebbe fine proprio a Padova questo intreccio funesto di ben cinque assassinii. Volgiamo un pensiero di compianto alla giovane Vittoria Accoramboni (aveva 28 anni quando fu uccisa), che probabilmente sposò il Peretti (a sedici anni, ricordiamolo) per ordine della famiglia, e poi l'Orsini per volere del terribile fratello, che le aveva ucciso il marito ed era già accusato d'un altro crimine.

Non avrebbe poi potuto rifiutarsi a questo secondo matrimonio anche per paura dell'Orsini che era stato .capace di ammazzare colle sue mani la prima moglie. Ella fu colta e geniale, certamente molto bella (altri menti l'Orsini non avrebbe fatto di tutto per sposarla): visse senza libertà, morì travolta dalla violenza avida e feroce del cognato. Nulla aveva commesso o tramato personalmente. È una tragica donna anche questa, vittima senza colpa della propria bellezza, degna dunque della nostra pietà.

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